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   82 ANNI DOPO PER NON DIMENTICARE

7 ottobre Il Giorno e la (nostra) Storia: "Un Ottobre Nero"

La mattina del 7 ottobre 1943, con una manovra proditoria avallata dai vertici della Repubblica Sociale Italiana, i tedeschi radunarono nelle maggiori caserme dell'Arma romana i Carabinieri in servizio nella Capitale. Molti di loro, oltre duemila, verranno poi disarmati e deportati nei campi di concentramento del Nord Europa. Altri, fortunatamente, intuito l'inganno, riusciranno a sfuggire alla cattura dandosi alla clandestinita' per intraprendere la lotta nel "Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri". La mente della vile operazione e' il Colonnello Herbert Kappler, il boia delle Fosse Ardeatine, comandante della piazza di Roma. L'Ufficiale delle SS sa bene che i Carabinieri sono coloro che hanno arrestato Mussolini ed eliminato Ettore Muti (una figura di spicco del PNF) assestando un colpo durissimo al fascismo e inoltre aveva un personale conto in sospeso con essi, in particolar modo con due Ufficiali che fara' imprigionare e poi trucidare nelle Fosse Ardeatine: i Colonnelli Giovanni Frignani e Manfredi Talamo. Kappler e' ben conscio pertanto che l'Arma avrebbe costituito per la Germania una spina nel fianco, ostacolando in tutti i modi la programmata deportazione degli ebrei romani. Per questo motivo richiedera' il disarmo dei Carabinieri nella Capitale e il loro immediato trasferimento nei lager, con la complicita' del Ministro della Guerra della R.S.I. Rodolfo Graziani, colui che firmo' il tristemente noto "ORDINE INFAME".
L'Arma era disprezzata, in quei giorni, dai nazifascisti, per l'efficienza e l'adamantina fedelta' alla Casa Reale, appurata in diverse circostanze fin dalla caduta del regime, in quel rocambolesco 25 luglio del 1943.
Quel giorno, i Carabinieri agli ordini del Colonnello Giovanni Frignani, Comandante del Gruppo di Roma, arrestarono Mussolini a Villa Savoia, al termine del colloquio con Vittorio Emanuele III. Il ruolo dei Carabinieri e di Frignani in quella vicenda fu determinante: i funzionari del Quirinale erano titubanti sul fatto di arrestare il Duce all'interno della residenza privata del Re, ma l'Ufficiale riusci' a far prevalere la propria linea e cosi' Mussolini venne arrestato. Lo stesso Frignani ne curera' personalmente il trasferimento sull'isola di Ponza. Per questo motivo, il risentimento di Mussolini verso i Carabinieri (che tra l'altro lo avevano gia' arrestato altre volte agli inizi del '900) sara' smisurato. Sulla testa di Frignani il duce, una volta tornato libero, porra' addirittura una taglia da un milione di lire. Qualche giorno dopo, tra il 23 e il 24 agosto 1943, i Carabinieri si renderanno protagonisti di un altro durissimo colpo al fascismo che andra' ad alimentare ulteriormente il livore nei loro confronti. Durante le fasi del suo arresto da parte dei militari dell'Arma, Ettore Muti, ricordato in precedenza, vera e propria icona fascista (un eroe di quel movimento), rimase ucciso nel tentativo di darsi alla fuga. Pertanto i Carabinieri, in poco meno di un mese, avevano arrestato il  capo del fascismo e ne avevano ucciso l'eroe piu' ammirato. Per queste ragioni, nel territorio della R.S.I. che nascera' da li' a breve, si sviluppera' una campagna di odio da parte dei fascisti. Per Muti si cantera' ovunque una canzone che aveva per ritornello: "Hanno ammazzato Ettore Muti, la pagheranno cara, mille Carabinieri andranno nella bara". Mussolini in persona scrivera': "I Carabinieri sono stati ovunque lo strumento raffinato e crudele del regime badogliesco. Dopo l'assassinio di Ettore Muti, il sano popolo li odia, io li ho disarmati e concentrati per una severa lezione: non hanno opposto la minima resistenza".
Il riferimento a quanto accadde quel maledetto 7 ottobre 1943 e' evidente.
Anche i tedeschi, come gia' detto in precedenza, detestavano l'Arma, Kappler aveva da subito individuato nei Carabinieri la minaccia principale da cui guardarsi. Era conscio della loro avversione nei confronti del nazifascismo e del rapporto indissolubile con le popolazioni loro affidate, come avevano gia' dimostrato i fatti di Roma (a Porta San Paolo ed alla Magliana), di Monterotondo e di Napoli nei giorni immediatamente successivi all'Armistizio, e per quanto avvenne in numerosissime altre localita' d'Italia, tra tutte, emblematicamente, Torre di Palidoro (Roma) con il sacrificio di Salvo D'Acquisto. Avuta pertanto contezza della loro strenua resistenza in ognidove, Kappler e i tedeschi si convinsero che i Carabinieri dovevano essere neutralizzati. Il definitivo dispiegamento delle truppe tedesche sulla Capitale in attuazione del piano Achse e la proclamazione della R.S.I. il 23 settembre 1943 diedero il via a un'indisturbata e accanita rappresaglia ai danni dell'Arma. I Carabinieri dovettero pertanto riorganizzarsi segretamente.
Vennero impartite le direttive per il passaggio ad una struttura ampia e incisiva di azione clandestina. Nacquero nuclei di Carabinieri per la resistenza attiva. Armi e munizioni vennero occultate in luoghi sicuri. I comandi furono ripuliti di tutti i documenti sensibili. Nella Capitale, al comando dell'Arma in clandestinita' c'era il Generale Filippo Caruso, che veicolo' ordini segreti a tutti gli ufficiali.
I Carabinieri erano considerati dunque, tanto dai fascisti quanto dai tedeschi, una spina nel fianco insidiosa, una forza militare dai sentimenti ostili di cui diffidare, pericolosa, soprattutto in una citta' vasta e ormai prossima alla linea del fronte come Roma. Citta' di cui era difficile mantenere il totale controllo, dove la presenza dell'Arma era massiccia e capillare e in cui invece maggiormente Kappler aveva bisogno di mano libera, per soffocare i nascenti focolai di resistenza organizzata e dare attuazione alla pianificata deportazione degli ebrei.
Tra la sera dello stesso 7 ottobre e l'indomani, i Carabinieri furono quindi avviati alle stazioni ferroviarie Ostiense e Trastevere, dove furono caricati su treni merci diretti in Austria, Germania e in Polonia. Da qui' condivisero per quasi venti mesi la stessa sorte penosa degli oltre 650mila Militari Italiani catturati su tutti i fronti dopo l'8 settembre e deportati nei principali lager nazisti. 
Come gli altri non furono considerati prigionieri di guerra, non beneficiarono  della tutela delle convenzioni internazionali perche' definiti Italienische Militarinternierte (Internati Militari Italiani), soggetti a un durissimo lavoro coatto, alla fame, a maltrattamenti fisici e morali e a stenti di ogni genere. 
A piu' riprese gli fu offerto di arruolarsi nelle Forze Armate tedesche o della RSI, ma il loro rifiuto fu sempre corale. 
Tra tutti gli sventurati IMI, oltre 1500 Carabinieri deportati a partire da quel  drammatico 7 ottobre non fecero piu' ritorno. 
Nove giorni dopo, il 16 ottobre 1943, messi fuori gioco i Carabinieri, centinaia di cittadini italiani di fede ebraica furono catturati in tutta Roma e in particolare nel ghetto: 1023 di loro furono avviati ad Auschwitz. Tornarono solo in sedici. 
Questa e' la storia, questi sono fatti realmente accaduti sotto gli occhi di tutti, e che nessuno voleva piu' ricordare: ma per il semplice fatto che sono gia' effettivamente accaduti, non e' da ascludere che possano accadere di nuovo. 
Siamo Noi i custodi, i garanti delle nostre liberta', facciamo si' che tutto cio' MAI piu' si ripeta. 
A Roma, in via Generale Carlo Alberto dalla Chiesa 2, nei pressi dell'ingresso principale della caserma "Orlando De Tommaso", sede della Legione Allievi Carabinieri, e' stata collocata una pietra d'inciampo in memoria della deportazione dei Carabinieri di Roma:
"Da qui' furono deportati, il 7 ottobre 1943, piu' di 2000 Carabinieri nei campi in Germania, Austria, Polonia. Molti furono uccisi, molti altri morirono di fame, malattia e maltrattamenti". 
In un'altra lapide commemorativa si legge:
"I Carabinieri Reali di stanza a Roma, il 25 luglio, su ordine del Re, avevano arrestato Mussolini. Migliaia di questi uomini, che non si erano piegati alla Repubblica Fascista di Salo', furono fatti disarmare dal Maresciallo Graziani nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1943, dieci giorni prima del rastrellamento nazista nell'antico ghetto ebraico romano. Privati della liberta' ma non della dignita', i Carabinieri andarono a testa alta verso i lager di Hitler dove combatterono l'ultima loro battaglia". 

Fonti storiche:
"Carabinieri per la liberta': I Carabinieri nella Guerra di Liberazione, una storia mai raccontata" di Andrea GALLI;
Rassegna dell'Arma dei Carabinieri (numero speciale 2023) "I Carabinieri del 1943" edito, in occasione dell'80° anniversario di tali fatti, da Ministero della Difesa e Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, Direttore responsabile Generale di Divisione Claudio Domizi;
Volume "I CARABINIERI" ediz. 1980 del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri;
"Tra Noi in silenzio" ediz. 1980 dell'Ufficio Storico dell'Arma.