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   Chiesa ed ex convento di S. Bartolomeo
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Gli edifici sacri impiantati ex novo o parzialmente rinnovati in età angioina erano sufficienti per le necessità degli ordini monastici e dei loro fedeli poiché non sono rimaste che scarse notizie di trasformazioni di chiese e conventi e di formazioni di nuovi insediamenti destinati al clero regolare in età aragonese e nel primo cinquantennio del viceregno spagnolo; unica eccezione la ricostruzione, o ampliamento, del convento di S. Bartolomeo. Alcune fonti riportano la fondazione del monastero domenicano agli inizi del ‘400. Nel 1449 ebbe la conferma papale.  Il Rivelli assegna la ricostruzione del monastero a «Francesco Orsini prefetto di Roma». E' probabile che il nuovo edificio «facendone spiantare gli antichi fabbricati» sia stato commissionato fra il 1496, anno della conferma nel ducato di Francesco, ed il 1503, data della sua morte, e terminato in epoca molto posteriore. Esso rappresenta l'unico intervento operato nella seconda metà del Quattrocento, per precisa volontà dei nuovi feudatari che, ancora legati al partito francese, vollero forse dare ulteriore forza ad uno degli ordini protetti dalla sconfitta dinastia. L'attuale edificio non conserva più nulla delle fabbriche quattrocenteschebart.gif e ben poche notizie sono pervenute delle vicende delle costruzioni conventuali nel corso del secoli. In occasione di una richiesta del priore perché gli sia concessa la disponibilità di una somma di denaro, siamo nel 1748, viene descritta la consistenza del convento composto dal chiostro intorno al quale si articolano locali destinati ad usi diversi al piano terreno, e, al piano superiore, due corridoi sui quali affacciano celle, una adibita a deposito. Esiste poi un «noviziato vecchio» nel quale sono collocati cinque ambienti degradati da restaurare. La somma richiesta serve per riparazioni al tetto e per la ricostruzione di un intero braccio di vani per abitazione. Dopo le vicende del decennio francese, il convento fu definitivamente soppresso con l'unificazione italiana e destinato alle necessità del distretto militare fino al 1928. Abbandonato quando fu abolita la sede del distretto, divenne, nel corso dell'ultima guerra, rifugio per gli sfollati. Sul chiostro, di modeste dimensioni, si elevano tre piani, risultato di una sopraelevazione di probabile origine ottocentesca. L'invaso claustrale è costituito da grossi pilastri segnati da leggeri risalti in muratura, con arcate a tutto sesto, ed è del tutto privo di decorazioni. La chiesa, che aveva anche le funzioni di parrocchia, è costituita da un unico ambiente rettangolare con due cappelle laterali del tutto estranee all'insieme, e da una abside quadrata definita da un arcone a tutto sesto e coperta da volta a crociera priva di qualsiasi elemento decorativo probabilmente a causa dei restauri cui è stata sottoposta. L'aula è disadorna; dalle pareti laterali sono stati eliminati gli altari e sono rimaste soltanto quattro edicole con stucchi di gusto tardosettecentesco di rozza fattura. La cappella sinistra è sede della Confraternita del SS. Rosario, fondata nel 1605; anch'essa presenta mediocri stucchi ottocenteschi e un ricco altare al di sopra del quale si eleva la nicchia con marmi, datata 1815, in cui trova posto la statua della Vergine. Attualmente il chiostro conventuale ospita il Museo di etno-antropologia intitolato a Giordano Bruno, l'eretico nolano che qui ha compiuto il noviziato tra il 1571 e il 1572.