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   Vito Caponigro
Uomini di carta

 

Su quel colle dove fiorivano silenzi

uomini di carta dalle menti arrugginite affilavano le armi.

Uccisero avidi quella vecchia seduta

che quieta cuciva ancora sogni.

Là, dove essi rigogliosi sbocciavano

mostrando arrossate falangi,

chiese isolate osservavano inermi.

Mura infuocate traspiravano sangue.

Uomini di carta furiosi

ingurgitavano pezzi di prato,

pentiti si spegnevano

infiammati dal suo fantasma

su quel colle...

 

 

 

Volano le mie parole

 

Volano le mie parole d’amore

arrivano lassù,

nel cielo infinito.

E si disperdono in

quella immensità,

tra quelle luminose stelle;

brillanti: come gli occhi di lei.

Vive: come la mia speranza,

che mai morirà,

di rivederla…

 

 

 

Restare se stessi

 

Restare se stessi è importante:

se guardi l’immensità, crederai

d’essere una nullità…

ma se guardi dentro al tuo cuore,

ti renderai conto d’essere te stesso,

e non dirai:

“Vorrei essere un’altra persona”.
 




A maria

 

Si spande

come perversa spirale

d’occhi.

 

 

Danzanti labbra d’incenso

  

Danzano le tue labbra d’incenso

carnose

come vini disossati

unte

come germogli oleosi di pietre

vibranti

come marce fiammelle.

 

 
 

Sognatrice drogata

 

Illusione

Imbalsamata sognatrice drogata

le tue siringhe,

marci cristalli

le tue braccia afose,

avidi specchi irrequieti

le tue salmastre morti perverse

stuprano tombe immature

di pensieri.

 

 

Atei calici di dolore
 

Ardono grappoli innamorati di cielo

schizofrenici come atei calici di dolore.

Brucio e mi sbrano maligno

come tempio di solitudine...