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   Il castello di Lagopesole. 2005

Lungo il tragitto che collega Potenza a Melfi, nei pressi dell’antica via Erculea, si erge l’imponente mole del castello di Lagopesole (PZ). Esso è costituito da un blocco di mura fortemente allungato, data la forma planimetrica che si presenta come un rettangolo irregolare (96x58 metri), adagiato sul rilievo collinare che dai suoi 830 m/slm domina la Valle di Vitalba. Per dimensioni è il più vasto tra i castelli federiciani del Meridione.

In realtà tale forma è dovuta all’ampliamento della struttura normanno-sveva operato da Carlo I d’Angiò. Alla struttura originaria, a pianta quadrata, con corte interna (cortile minore) e 4 torri angolari, coincidente con il corpo posto alla destra dell’attuale ingresso, si è infatti aggiunto, in epoca angioina, un altro corpo rettangolare, anch’esso con corte (cortile maggiore), situato alla sinistra dello stesso ingresso.

Allo stato attuale l’intero complesso si presenta privo delle torri angolari originarie, delle quali rimangono solo le appendici - quella di nord-ovest è stata rinforzata da una scarpa di epoca successiva. L’attuale ingresso, situato a ovest, è stato ricavato, in parte, in una delle 4 torri angolari originarie, mentre al posto della torre del lato est si è ricavata la cappella del castello.

All’interno del cortile minore si erge un mastio isolato a pianta quadrata (donjon) ed intorno vi si trovano diversi locali di epoca sveva.

Nel cortile maggiore si affacciano l’ala dell’imperatore e quella dell’imperatrice, la sala degli armigeri e la cappella angioina.

Tutto il complesso è caratterizzato dalla pietra calcarea utilizzata per la costruzione delle murature che, data la presenza di sostanze ferrose, ha assunto un caratteristico colore rossastro, in particolare quelle a bugnato, nel lato occidentale, ai lati dell’ingresso principale.
Degni di nota, all’interno, sono alcuni varchi con archi a sesto acuto, tipici del periodo angioino, come l’ingresso dell’ala dell’imperatrice e quello della cappella, decorato a denti di sega, nonché il pozzo, decentrato nel cortile maggiore, e le eleganti bifore.

Le notizie relative all’origine del castello si confondono con la leggenda: una probabile statio romana di lacus pensilis (da cui trae origine il toponimo Lagopesole, in relazione all’antico lago del quaternario) dovette esistere a controllo della sottostante vallata e della vicina via Erculea, mentre successivi insediamenti si fanno risalire al periodo bizantino e longobardo.
Dallo storico Alessandro Telese apprendiamo che nel 1128 re Ruggero vadit in oppidum quod vulgo nominatur Lacuspensulum.

Nel 1137 papa Innocenzo II e l’imperatore Lotario III con le loro armate, mentre andavano all’assedio di Bari, si accamparono sotto le mura del castello. Data l’esiguità degli alloggi in quest’ultimo essi risedettero in castra con i loro padiglioni.

Tra il 1154 ed il 1179 il castello figura nel Catalogus Baronum normanno, per poi passare in mano al demanio regio di Federico II che ne farà una sua residenza (domus Lacupensulis).
Nel 1242 l’imperatore svevo vi farà iniziare i lavori di ampliamento e restauro delle precedenti strutture normanne e negli stessi anni il castello figura tra le domus nello Statutum de reparacione castrorum.

Alla riparazione della domus imperiale erano tenuti gli homines Gloriose, Vineole, Castelucii, Barayani et S. Sophie.

Federico II volle trasformare il castello da semplice fortilizio militare in una vera e propria dimora estiva per la caccia, appunto una domus o palatium. Non vide però la fine dei lavori perché si spense nel 1250 e le opere da lui intraprese furono continuate dal figlio Manfredi, che vi passò i periodi estivi successivi alla sua incoronazione (1258) e alle nozze con la principessa Elena.

Se i dati del periodo normanno-svevo sono frammentari, quelli del periodo di Carlo I d’Angiò sono più dettagliati. Sappiamo per esempio che, all’indomani della vittoria sul rivale Manfredi, il sovrano francese, con la sua corte, prese possesso del castello il 12 aprile 1266.

In quell’occasione vi fece imprigionare la bella Elena, detta degli Angeli, vedova del re svevo ucciso a Benevento. Carlo I tornò al castello di Lagopesole nel luglio del 1271 e nelle estati dal 1274 al 1280, facendo eseguire lavori di ampliamento e riparazioni sotto la direzione dell’architetto Petrus de Angicourt e di Iohannes de Toul. Nel 1278 il re francese ordinò di gettare nel vicino lago diecimila anguille pescate nei laghi di Versentino e Salpi.

Nel settembre del 1280 lasciò il castello per non farvi più ritorno. Nel 1416 il castello venne infeudato a Giovanni Caracciolo e successivamente venne donato da Carlo V al principe Filippo d’Orange. Nel 1513 venne infeudato ad Andrea Doria, la cui famiglia lo possedette fino al secolo scorso, per poi donarlo allo Stato Italiano.

Nel corso degli ultimi secoli il castello è andato incontro all’abbandono e al degrado prima di essere sottoposto a recenti opere di restauro.

L’Università di Salerno ha inoltre iniziato una campagna di scavi archeologici nel castello portando alla luce interessanti reperti del periodo svevo e angioino. In particolare un elegante rosone ottagonale che avrebbe dovuto abbellire la chiesa, appartenuto al cantiere federiciano o al più tardi manfrediano; i resti di un sarcofago litico con la raffigurazione di un leone che avvinghia un’antilope (un esempio simile è riscontrabile nelle vie del ghetto di Roma); diversi conci lapidei e pezzi di sculture. Sono state inoltre ritrovate monete del periodo angioino ed esemplari di monete d’argento veneziane, nonché vasellame di ceramica acroma, invetriata e protomaiolica.

 

Campagna, 26/06/2005

arch. Lucio Ganelli